Alcune riflessioni critiche sui limiti dell’informazione giudiziaria

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Alcune riflessioni critiche sui limiti dell’informazione giudiziaria

La Camera Penale di Rimini ritiene doveroso stigmatizzare quanto avvenuto nella giornata dello scorso lunedì 27 giugno, allorquando sui giornali locali Il Resto del Carlino-Romagna, a pagina 19 dell’edizione nazionale ed in prima pagina dell’inserto locale, e il Corriere Romagna, a pagina 3, compariva in primaria evidenza la notizia del fatto omicidiario accaduto la mattina del sabato precedente a Bellariva, in ambito famigliare, corredata dalla rappresentazione fotografica in primo piano del marito della vittima, accompagnato in stato di arresto fuori dall’abitazione dagli Agenti della Questura di Rimini e dal Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Luca Bertuzzi, col volto insanguinato, verosimilmente a seguito del tragico fatto di violenza appena consumatosi.

Orbene, appare perfino ovvio ribadire il fatto che non è in discussione la gravità della vicenda, che ha distrutto una famiglia e soppresso una giovane madre, peraltro, per quanto appreso nelle prime battute, alla presenza del figlio minore.

Ai congiunti della giovane donna uccisa rivolgiamo le condoglianze e la solidarietà umana di tutti noi.

All’accertamento della responsabilità dell’autore del reato, di competenza esclusiva dell’Autorità Giudiziaria, conseguiranno, nelle forme e nei tempi previsti dalla legge e nel rispetto dei principi del giusto processo, le sanzioni penali del caso.

Occorre, invece, puntualizzare alcuni basilari principi di civiltà giuridica, che non possono essere sviliti neppure di fronte al più grave dei fatti di sangue che la cronaca giudiziaria ci porta, nostro malgrado, frequentemente alla ribalta.

La pubblicazione di immagini ritraenti persone ristrette in stato di arresto, con elementi visivi raccapriccianti che rievocano la violenza avvenuta e la particolare drammaticità dei fatti, risulta incompatibile con un’informazione che rispetti adeguatamente la dignità del soggetto ritratto e la sensibilità del lettore.

Ciò, in particolar modo, allorquando si tratti di cd. soggetti “deboli”, cioè persone notoriamente affette da problemi di natura psichiatrica, come riportato nello stesso articolo di giornale in cui si fa espresso riferimento alla circostanza che il marito della vittima fosse già da tempo seguito dal Centro di Salute Mentale di Rimini.

Il rispetto della dignità della persona, anche quando accusata del più grave dei reati, resta un limite invalicabile alla diffusione mediatica delle immagini a scopo informativo da parte delle testate giornalistiche, tenute all’osservanza del principio di essenzialità della notizia, che non deve, soprattutto con riferimento alle immagini fotografiche, essere gratuitamente offensiva verso la persona ritratta e verso la sensibilità dei lettori, talvolta anche di giovane età.

Al riguardo, appare di illuminante chiarezza, nel ribadire tale limite, la decisione n. 85 del 2021 assunta in un caso analogo dal “Garante per la protezione dei dati personali”, che ha sanzionato un gruppo editoriale nazionale per la violazione dell’art. 137, comma 3, del “Codice in materia di protezione dei dati personali” e dell’art. 8 delle “Regole deontologiche relative al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica”, nonché dell’art. 114, comma 6 bis, del codice di procedura penale (il quale espressamente prevede che “È vietata la pubblicazione dell’immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all’uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica, salvo che la persona vi consenta”), evidenziando come la pubblicazione, non essenziale alla informazione veicolata dall’articolo di giornale, dell’immagine di un soggetto cautelato in manette sia vietata dalla legge e dalle norme deontologiche vigenti per la categoria dei giornalisti.

In conclusione, volendo parafrasare le celeberrime parole di Voltaire riferite alle carceri, si può ritenere che anche dal modo in cui vengono pubblicate le notizie di cronaca giudiziaria si misuri il grado di civiltà di una Nazione.

Con l’auspicio e la fiducia che quanto occorso e qui segnalato non si ripeta in futuro con le medesime modalità, rivolgiamo l’invito alle testate giornalistiche coinvolte a pubblicare integralmente la presente nota dell’associazione dei penalisti riminesi.

Per la Camera Penale di Rimini “Veniero Accreman”

Il Presidente
Avv.Alessandro Sarti